Amaranta e Villa Mancini (Arezzo), da D’Annunzio a Pieraccioni

Amaranta e Villa Mancini (Arezzo), da D’Annunzio a Pieraccioni

GABRIELE D’ANNUNZIO è passato alla storia anche per le sue numerosissime amanti. Se passate sul Garda, fate una capatina al Vittoriale, celebre sua villa (comprensiva di teatro, in cui ora ogni estate c’è un nutrito cartellone di Musica e Teatro), dove troverete anche un Museo a sé stante in cui, oltre ai suoi abiti, sono raccolte le meravigliose lettere che scriveva alle sue amanti.

Nei pressi di Petrognano, una frazione di Arezzo, esiste una delle dimore più imponenti e ricche di storia del territorio aretino: Villa Mancini.

Qui, nella tenuta del marito conte Lorenzo, produttore (e gran consumatore) di vino, Gabriele D’Annunzio conobbe la signora Giuseppina Mancini, nata Giorgi da romagnoli non blasonati. Lei aveva trentacinque anni, otto meno di lui.

La ricostruzione dello scambio epistolare tra i due amanti testimonia di come quell’amore fu uno dei più intensi vissuti da d’Annunzio, e non fu mai dimenticato. Ne è conferma la durata temporale del carteggio che, fatta eccezione per quello con Maria Hardouin di Gallese, è il più longevo tra tutti i suoi carteggi d’amore, ma anche uno dei più importanti sul piano artistico e biografico.

Per espugnare la sua virtù gli occorse un anno di corte serrata e con i suoi proverbiali modi fece dapprima tentennare e quindi cadere la donna tra le sue braccia. Gli strappò finalmente il «grande dono» la notte dell’ 11 febbraio 1907, nelle stanze di villa Capponcina una «sera nebbiosa e molle», accesa da un amplesso destinato a restare leggendario e ineguagliato nella memoria di entrambi.

Tanto che quel numero undici diverrà magico per D’ Annunzio: nello stesso giorno, undici anni dopo, piloterà pensando a lei il Mas dell’ avventura di Buccari; nello stesso giorno, trentun anni dopo, prossimo a morire, rievocherà quei «ricordi dolci e laceranti, la mia ultima felicità». 

Qui intorno è tutto pervaso dalla storia. L’edificio infatti si trova a breve distanza dall’Arno, nella zona dove, a detta di Dante Alighieri, il fiume nega il suo sguardo agli aretini (botoli… ringhiosi … – Canto XIV Purgatorio).

Come si può vedere dalle foto, l’edificio si sviluppa su quattro livelli ed è sovrastato da un’altana curvilinea e asimmetrica rispetto al grande corpo rettangolare della costruzione, in origine provvista di orologio. Alla sommità è collocato un elegante timpano. Sulla facciata spicca il bel bugnato del portale e delle otto finestre del piano terreno. 

L’ingresso principale della villa

A destra della villa, annesso a essa, si trova un piccolo oratorio che fu dichiarato idoneo alle celebrazioni nel 1896, mentre sul retro della dimora sono collocate le scuderie, contrassegnate da medaglioni raffiguranti delle teste di cavallo. Tra XIX e XX secolo l’edificio fu ornato dello stupendo parco oggi trascurato.

GABRIELE D’ANNUNZIO chiamava affettuosamente la nobildonna Amaranta e Amaranta è il nome della protagonista del film di Pieraccioni IL PARADISO ALL’IMPROVVISO. Pieraccioni ha girato in queste zone IL CICLONE con Lorena Forteza, sono certo che il nome Amaranta è stato ispirato da questa pagina di storia.

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