“La mia prima bici era di colore verde”

“La mia prima bici era di colore verde”

Incontro con Sandra Wright Sutherland

La mia prima bici era di colore verde, adoravo quella bici …”. Inizia così l’incontro con Sandra Wright Sutherland una ciclista che scrive di ciclismo e ne ha fatto un’arte di opere visuali.

Sandra Wright Sutherland è nata e cresciuta a San Diego, in California. Giovanissima, all’età di 11 anni viene in Europa. Suo padre è insegnante nelle scuole che l’esercito americano ha all’interno delle sue basi americane. Per questo motivo si trasferisce ad Orleans, in Francia.

A causa del lavoro di suo padre, dopo un anno è costretta a lasciare la Francia per trasferirsi di nuovo, questa volta in Germania, a Karlsruhe, e vi resterà per i successivi tre anni. 

È qui, in Europa, che nasce la sua passione per la bicicletta osservando le persone che la usano quotidianamente. A quindici anni torna negli Stati Uniti e poco dopo inizia a correre in bici. È il 1980 e nel suo paese il ciclismo non ha una storia come da noi, mancano informazioni e libri sull’argomento. C’è  davvero poco!

Ma il destino gli offre un’opportunità, viene a sapere che nelle vicinanze abita Audrey McElmury la campionessa del mondo su strada.

Audrey McElmury è un’atleta eccezionale, è stata inserita nella Bicycling Hall of Fame degli Stati Uniti nel 1989. I suoi trionfi parlano da soli, nel 1969 vince il Campionato Nazionale Omnium, nel 1970 i Campionati Inseguimento e su Strada, stabilisce il record nazionale femminile dell’ora con 39,92 chilometri orari, un record che resisterà per ben ventuno anni, dal 1969 al 1990!

Inizia a frequentare lei e suo marito Mike Levonas che iniziano ad allenarla. Sandra parteciperà alle gare fino al 1990, quando a causa di un incidente in auto, avvenuto ad un caro amico, dovrà abbandonarle. Nel frattempo, alla passione per le gare, si era fatto avanti l’amore per tutto il mondo del ciclismo e la consapevolezza che quel mondo aveva bisogno di lei come scrittrice e fotografa.

Siamo agli inizi degli anni ’80 e negli Stati Uniti c’è la necessità di più libri sul ciclismo, su come approcciarsi a questo mondo in maniera professionale, decide di pubblicarli lei.

Il suo primo lavoro vede la luce nel 1983 “Allenamento in bicicletta per il triatleta” (“Bicycle Training for the Triathlete *and Others”), scritto proprio con Audrey McElmury e Michael Levonas.

Affiancare allenamenti e gare con il lavoro di scrittrice e fotografa non gli pesa. Ottiene un buon successo e prende vita la sua seconda opera “NESSUN FRENO! Ciclismo su pista negli Stati Uniti” (“NO BRAKES! Bicycle Track Racing in the United States”), una rassegna di velodromi, eventi e campioni d’America.

Quasi a rendere omaggio all’atleta ed amica Audrey McElmury scrive un libro su di lei “La vita avventurosa della campionessa mondiale di ciclismo su strada ” (Rainbow Quest: The Adventurous Life of World Road Cycling Champion Audrey McElmury “). Il libro contiene anche gran parte dei suoi diari originali di cinque anni di corse in Europa.

I lettori si appassionano alla sua vita e Sandra Wright Sutherland scrive un “sequel”, quasi per gioco, “Handsling: The Sequel di Breaking Away ”. Miscelando i due ingredienti vita e sport, scrive la storia di quello che accade nella famiglia, dei ragazzi, dei loro figli che iniziano a correre seguendo le orme della madre.

Sandra entra in contatto con Eddie Borysewicz, personaggio controverso del ciclismo americano. Borysewicz era nato nella Polonia nord-orientale, una regione che ora fa parte della Bielorussia. Due volte campione nazionale junior, in patria, non ebbe il successo che meritava perché suo padre era un anticomunista.

Arrivato negli Stati Uniti, Eddie Borysewicz divenne allenatore, anche della nazionale, tra mille difficoltà. Non conosceva l’inglese e si fece aiutare dal figlio dodicenne di un amico polacco, anche lui ciclista, come traduttore. Ma nonostante le difficoltà fa nascere campioni del calibro di Greg Lemond.

Personaggio perfetto per un libro di appassionati di ciclismo, Sandra Wright Sutherland scrive un libro su di lui “The Eddie B Way” e come in altri ne cura la grafica e vi pubblica le sue foto.

Chiedo, come hanno preso vita i suoi dipinti? Un giorno, come racconta “ho deciso di prendere alcune delle mie foto e trasformarle in dipinti. Questo è quello che faccio adesso, trascorro le mie giornate dedicandomi all’arte perché Il mondo delle corse in bicicletta è pieno di arte, pittura e fotografia”.

Sandra celebra visivamente di questo sport colorato. Vede forme e colori nelle sue fotografie non visibili ad altri. Descrive il suo lavoro e spiega che “… per quanto meravigliose siano le foto, c’è qualcosa nella pittura che aggiunge nuove forme e nuovi colori a qualsiasi immagine”.

Tutti i suoi dipinti derivano da immagini digitalizzate, foto di eventi ed esperienze dove “gli atleti hanno dato il meglio di sé! “

“Ho sempre amato l’arte” – racconta – “Volevo forma e colore ispirati a una foto di gara, per dargli ritmo, per trasmettere la passione delle corse.”.

Descrive della sua felicità dopo aver visto la Cappella Sistina restaurata e, facendo una similitudine, senza volersi paragonare al maestro, come Michelangelo ha usato colori brillanti e stimolanti nel suo lavoro originale dandogli un’energia luminosa, lei ricerca lo stesso effetto nei suoi lavori.

“Considero ogni colore come un gioiello nel design complessivo. Considero ogni corridore e ogni gara come simbolico di tutte le razze.”

Prima di salutarla gli domando “… qualche rimpianto per gli anni che hai trascorso da atleta?”, Sandra mi risponde “… si, non aver mai corso in Europa come Audrey, lei amava correre in Europa, specialmente in Italia”.

I suoi dipinti sono visibili, e acquistabili, a questi link:

https://www.artpal.com/irispress

https://bicyclingart.com/velodrome-original-art/

https://fineartamerica.com/profiles/sandrawright-sutherland

i libri, purtroppo per adesso solo in lingua inglese, sono rintracciabili facilmente nei vari siti di vendita online.

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