Pedalare da soli è diventato faticoso, non nelle gambe ma nella testa. Pensare a quello che succede a poca distanza da noi in Ucraina e cosa potrebbe investirci in caso di una escalation prende il posto al piacere del pedalare. Per me è così, non so per voi, quindi preferisco un giro in compagnia e qualche discussione leggera su calcio e dintorni.
Poi passi di fronte alla VIGNA DELLE SANZIONI e comprendi bene che corsi e ricorsi storici non ti abbandonano, ti fanno meditare che l’oggi era il nostro ieri …
La Vigna delle Sanzioni è un vigneto storico monumentale del primo Novecento. Si tratta di un’opera agraria situata nel mio comune, a Loro Ciuffenna (Ar), collocata lungo l’antica strada di origine etrusco-romana Setteponti.
Sovrastato dalla Pieve di Gropina, il suo appellativo “Sanzioni” deriva dalle misure economiche imposte dalla Società delle Nazioni al Regno d’Italia a partire dal 18 novembre 1935 in risposta all’attacco di Mussolini contro l’Impero d’Etiopia. La questione divenne spinosa, ma, dopo mesi di pressioni internazionali, il 4 luglio 1936 le sanzioni furono revocate, la Società delle Nazioni screditata, e l’Italia fascista esultò. Per ricordare tutto questo la vigna fu voluta dal governo italiano nel 1936 come manifesto di grandezza e riforma nazionale.
Per la sua costruzione fu impiegata la manodopera di più di 100 operai: uomini donne e bambini lavorarono tutti i giorni per due anni, impiegando la mera forza delle braccia, semplici attrezzi in ferro, casse di dinamite, qualche mulo ed alcune vacche di razza chianina; una grande impresa collettiva del primo dopoguerra per trasformare una montagna in una scultura vivente.
Questo è un post senza considerazioni nascoste, solo la riflessione di una persona contro la guerra e a favore dell’autodeterminazione dei popoli.
Prima di chiudere un grazie per i contenuti e alcune foto (compreso il panorama notturno del Valdarno che si può vedere dall’apice del Vigneto Monumentale) trovate su Wikipedia di Leoperseo (Commons Wikimedia)
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